Viaggio in Bosnia Erzegovina

Le classi 4FSU e 4AS, nel mese di aprile, hanno avuto la possibilità di viaggiare nei Balcani e visitare il paese della Bosnia Erzegovina grazie alla disponibilità delle prof.sse Damoli S., Ugoli A. e Pezzini P.

Cercando di comprendere il complicato contesto storico-culturale all’interno del quale è scoppiato il conflitto etnico tra bosniaci musulmani, croati cattolici e serbi ortodossi, i ragazzi hanno avuto la possibilità di vedere quello che un paese come la Bosnia, provato da una guerra recente, può tutt’oggi offrire.

Mete del viaggio sono state le città di Prijedor, Sarajevo e Mostar.

Prijedor è una città che porta ancora su di sé le cicatrici del conflitto ma che, con la forza e il supporto dei suoi giovani, è riuscita a sbocciare di nuovo grazie ad associazioni civiche, culturali, artistiche.

La sera dell’arrivo le classi sono state ospitate a  cena da un gruppo di giovani di una scuola di danza e dopo aver assaggiato le tipiche specialità locali, gli studenti si sono cimentati, insieme ai coetanei, in una serie di balli tradizionali.

Sarajevo  invece è una città teatro di una - seppur non del tutto accettata e condivisa -convivenza e dialogo tra popoli e religioni diverse: a pochi metri di distanza si trovano la moschea principale, l’antica sinagoga sefardita, la cattedrale ortodossa e quella cattolica. I due luoghi più importanti e aventi inoltre un forte valore - anche commemorativo - sono il Tunnel della Salvezza e la Biblioteca Nazionale. Il primo costituiva, durante l’assedio di Sarajevo (1992-1996), l’unica via attraverso la quale arrivavano rifornimenti e medicinali per i cittadini assediati; la seconda invece, fu incendiata durante la guerra dai soldati dell’esercito della Repubblica Srpska e la sua distruzione portò alla perdita di quasi 2 milioni di volumi dal valore inestimabile. Fu ricostruita e poi aperta al pubblico solamente nei primi anni 2000. Qui abbiamo incontrato l'associazione: L’Educazione costruisce la Bosnia-Erzegovina.

Mostar infine, è la città-ponte per eccellenza tra mondi, civiltà, culture… Anche per il suo Stari Most, Ponte vecchio, distrutto con ferocia dall’esercito croato il 9 novembre 1993 poiché considerato un simbolo di dialogo e convivenza che doveva essere cancellato. Oggi lo Stari Most è stato ricostruito, ma la città è ancora divisa e lacerata e i simboli dello spaccato socio-religioso contemporaneo sono concreti e soprattutto visibili. Si trovano ai lati opposti del fiume Neretva, sui monti che la circondano, da una parte il campanile della comunità cattolica e dall’altra la torre della moschea musulmana. Qui abbiamo incontrato i ragazzi dell' UWC Mostar, il primo  Collegio del mondo unito con l’obiettivo esplicito di contribuire alla ricostruzione di una società post-conflitto .

La Bosnia si è quindi rivelata una terra complessa, colma di sfumature, teatro di un conflitto che ne ha alterato profondamente la natura e che ha causato perdite materiali e interiori incalcolabili,ma d’altra parte è stata per i ragazzi anche un'occasione  di riflessione interiore a partire dai fenomeni, princìpi e valori che hanno segnato la Storia di un paese che nonostante tutto non si arrende.