Un Pomeriggio al Sito Archeologico di Brentino - 26 maggio 2016

Con un bel sole ad allietare il nostro pomeriggio di pratica di rilievo, il gruppo archeologico del nostro Istituto è partito alla volta di Brentino, un’amena località poco distante da Verona, alle 14.30, accompagnato dai professori Fulvio Calabrese, Stefania Silvi, Giuseppe Ficarra, Marco Paiola, Giorgio Lucchini e Serenella Castri. La squadra dei tecnici e degli umanisti al completo!

Il prof. Ficarra, con una lezione specifica, aveva preparato in precedenza gli studenti a comprendere le finalità e le procedure del rilievo architettonico di un sito archeologico, facendo esercitare l’intero gruppo con misurazioni in pianta e disegni di parti del sito di Brentino stesso. Ciascun allievo aveva, dunque, già chiara la disposizione dell’area e le problematiche legate alla sua misurazione. Ma, come sempre, una cosa è studiare le questioni sulla carta e tutt’altra è affrontare la realtà di un luogo in prima persona: di certo quest’ultimo approccio, legato alla concretezza, è un’esperienza molto più interessante e stimolante ed è l’unico e solo modo per imparare veramente i primi e necessari rudimenti del mestiere dell’archeologo.

Brentino era una stazione romana di cambio cavalli (mansio) lungo la via Claudia Augusta e dunque i perimetri degli edifici, ivi costruiti nel corso del I sec. d.C., sono assai semplificati e, solo parzialmente, stratificati nel tempo, come ha fatto notare il prof. Lucchini durante la sua introduzione sulla scoperta del sito, avvenuta nel 1968 durante la costruzione dell’autostrada Brennero-Modena . Il lavoro di misurazione è proceduto in modo fluido con squadre di ragazzi che si sono alternati nella rilevazione con la stazione totale assistiti dai prof.ri Silvi e Paiola, mentre i prof.ri Calabrese e Ficarra hanno tenuto d’occhio, corretto e guidato la rilevazione con il metodo della trilaterazione . La prof.ssa Castri, invece, si è occupata della documentazione fotografica.

Bisogna ammettere che questo sito di ben 2.000 metri quadrati, immerso in un paesaggio lievemente collinare in prevalenza caratterizzato da vigneti, a ridosso dell’autostrada, una parte dello scavo, infatti, è stato messo in luce in una zona posta sotto il pesante tracciato autostradale, ), è praticamente in stato di abbandono. L’erba è alta, alcune coperture di plastica a protezione delle murature sono ormai smangiate e ridotte a lacerti, la visibilità dell’area è resa poco percepibile dalla vegetazione e dall’interruzione dei lavori stessi di scavo. Tuttavia questo non ha impedito, neppure per un attimo, ai nostri allievi di impegnarsi seriamente e con buona lena nel lavoro di rilevazione, che ha prodotto i suoi risultati, sia per la massa di misurazioni, che verranno in seguito riportati su pianta a scuola con il costante supporto del prof. Ficarra, sia per un’esperienza in campo che ha lasciato tutti contenti .

Dobbiamo fare molto di più in questo senso: rendere possibile a ciascun componente del gruppo di condurre esperienze pratiche in modo da diventare sempre più confidente sia con le questioni precipue di questo genere di impegno, sia con le soluzioni e procedure canoniche di approccio alla ricerca archeologica di base. Il prof. Calabrese, di certo, non si tira indietro in questo senso, anche se le difficoltà di organizzazione delle uscite esperienziali si scontrano soprattutto con le difficoltà burocratiche e con la perenne diffidenza dei direttori dei siti a condividere i loro cantieri di scavo con alunni delle Scuole superiori.

La prossima tappa tuttavia è già segnata: Montagnana, dove avremo un altro pomeriggio di vita da veri archeologi da trascorrere insieme, questa volta nell’età medievale. Alla prossima puntata, dunque!